Quest’oggi sono estremamente entusiasta perché con questo articolo inauguro una sezione del blog che spero si arricchirà presto di nuove storie da raccontarvi. Si tratta di storie di progetti ideati, costruiti, realizzati da professionisti che, a dispetto del periodo storico in cui malauguratamente ci tocca lavorare, non si sono lasciati schiacciare dalle tasse da pagare (tante), dai compensi bassi (troppo) e dallo scetticismo delle istituzioni e dei colleghi sfiduciati, portando avanti con coraggio e perseveranza, idee innovative e progetti di qualità.
Questa storia si svolge in Puglia, precisamente a Mola di Bari, vicino al bellissimo mare del sud barese.
A raccontarmela è l’architetto Maria Elena Recchiuto, che da sempre vive a Mola e che con l’ingegnere Nicola Facchino ha deciso di lanciarsi in un coraggioso volo libero senza paracadute: aprire uno studio professionale nella Terra in cui è nata e a cui appartiene.
Lo studio di Maria Elena e Nicola si chiama Studio Tecnico 360 (Questo è il loro sito) e si occupa – il nome dice tutto – di progettazione a 360 gradi e ciò grazie alle esperienze e alle competenze complementari dei due professionisti che lo hanno fondato.
Oggi sono qui con Maria Elena, che conosco da ormai più di un decennio, per parlare di un progetto che ha portato avanti insieme a Nicola, che più che un progetto sembra un sogno, ed a molti, molesi e non, è sembrata una fantasia per lungo, lunghissimo tempo.
C: Parliamo del progetto del Camping Pinocchio e della sua storia travagliata.
M.E.: Il Camping Pinocchio è un’istituzione a Mola, tutti lo conoscono, ha una storia trentennale. Si trova a nord del centro abitato e ha un accesso diretto al mare. Purtroppo però, come spesso capita in Italia, nel corso degli anni, pur avendo regolari concessioni, si è trasformato in un agglomerato confuso di bungalow, sorti al posto delle vecchie piazzole concessionate dal Comune.
Sai com’è…anno dopo anno, aggiungendo un pezzo alla volta, è diventato un’altra cosa, è invecchiato insieme ai suoi impianti.
Insomma, è successo che ad ottobre 2016 la struttura è stata messa sotto sequestro perché la Guardia di Finanza ed i tecnici comunali hanno rilevato, durante un sopralluogo, la presenza di alcuni volumi e tettoie realizzate senza permesso di costruire, peraltro in una zona vincolata paesaggisticamente.
L’area è stata sottoposta a sequestro ed è stata emessa una ordinanza di ripristino dello stato dei luoghi.
In pratica stavano chiedendo al proprietario del campeggio di fare tabula rasa di quello che c’era.
C: Non dev’essere stato semplice decidere di ricominciare da capo…
M.E.: No, infatti non lo è stato. Ma attraverso il nostro studio di fattibilità il committente si è convinto che solo ripartendo da zero sarebbe stato possibile dare nuova vita al camping Pinocchio, facendo sì che una struttura ricettiva ormai storica, potesse essere rilanciata.
E così, a settembre 2017, dopo aver ottenuto l’autorizzazione dal Tribunale, abbiamo provveduto a demolire le strutture abusive.
C: Un vero e proprio atto di coraggio! Nel frattempo però, non siete rimasti fermi…
M.E. Nel frattempo abbiamo redatto il nostro progetto per far rinascere un nuovo camping Pinocchio, adeguando la struttura alla normativa impiantistica e di tutela ambientale vigente. Erano molti i vincoli presenti e quindi molte anche le autorizzazioni da ottenere. è iniziato così il nostro percorso per ottenere il parere igienico-sanitario e l’autorizzazione paesaggistica, che è finalmente arrivata proprio a gennaio 2018.
C: Perché il vostro progetto può definirsi innovativo, soprattutto per una realtà come quella pugliese?
M.E.: Perché abbiamo lavorato con l’obiettivo di creare non un semplice campeggio, ma un EcoCamping ovvero un camping ad impatto zero. Questo significa che il progetto prevede non solo l’utilizzo di materiali eco-sostenibili, compatibili con l’ambiente, ma anche di energie rinnovabili per l’alimentazione energetica del complesso, il rispetto della flora e della fauna autoctone, la raccolta differenziata dei rifiuti, il recupero delle acque piovane e molto altro! L’obiettivo è quello di ottenere il marchio Ecolabel UE.
C: Di cosa si tratta esattamente?
M.E.: Ecolabel è il marchio di qualità ecologica dell’Unione Europea e può essere assegnato sia a prodotti che a servizi che, pur garantendo elevati standard prestazionali, sono caratterizzati da un ridotto impatto ambientale.
Naturalmente per ottenere il marchio occorre adeguarsi a standard di livello alto, proponendo soluzioni che rispondano ai criteri stabiliti dalla Decisione UE/2017/175 relativa all’assegnazione del marchio alle strutture ricettive.
C: Su quali aspetti tu e l’ing. Facchino avete puntato per provare ad ottenere la certificazione?
M.E. Abbiamo sicuramente avuto un approccio multidisciplinare al progetto, focalizzando in primo luogo gli obiettivi da raggiungere e gli aspetti da valorizzare per sfruttare i punti di forza dell’area oggetto del nostro progetto. Abbiamo puntato sulla promozione della mobilità lenta e dei percorsi cicloturistici, prevedendo un’area di sosta per le biciclette, anche elettriche, guardando al turismo sostenibile come a un possibile obiettivo su cui puntare nella nostra regione.
Il progetto prevede, inoltre, il recupero della preesistente struttura del bar-pizzeria dove gli ospiti del camping potranno ristorarsi, con piccoli interventi e l’installazione di un impianto fotovoltaico a tetto: l’uso delle energie rinnovabili è stato quindi un altro elemento cardine del progetto, soprattutto in una regione come la Puglia ci è sembrato quasi d’obbligo.
Abbiamo poi puntato sulla promozione della raccolta differenziata, creando un’isola ecologica e sull’utilizzo di materiali ecosostenibili con un’attenzione particolare all’ambiente: ad esempio l’area di sosta sarà realizzata in terra battuta, in modo da non alterare la naturale permeabilità del terreno.
C: Secondo me il punto di forza del vostro progetto è l’area bio-naturale, non mi è mai capitato di trovarne una in un campeggio: vuoi raccontare di cosa si tratta?
M.E.: L’area bio-naturale sorgerà su un suolo agricolo, che in passato era stato antropizzato.
Noi lo riportiamo allo stato naturale. Con il mio collega Nicola Facchino abbiamo progettato un impianto di fitodepurazione all’interno del quale saranno convogliate tutte le acque recuperate dall’area camping: realizzeremo uno stagno artificiale, anche detto biolago, che serve per completare il processo di fitodepurazione.
L’area accoglierà piccoli orti biologici condotti dal proprietario con la collaborazione spontanea e saltuaria dei turisti che vorranno dare il proprio contributo, usufruendo magari dei prodotti dell’orto.
C: La progettazione degli impianti ha giocato un ruolo fondamentale nel progetto del nuovo Camping Pinocchio. Cosa avete previsto?
M.E. Abbiamo pensato a una progettazione degli impianti innovativa per tutti gli impianti, tenendo sempre presente l’obiettivo della sostenibilità, sia economica che ambientale. Gli impianti elettrici utilizzeranno la tecnologia LED e saranno abbinati al fotovoltaico, come già ho accennato. La produzione di acqua calda sanitaria avverrà tramite impianto geotermico e pompe di calore di ultima generazione, recupereremo le acque meteoriche per scopi irrigui e per la fornitura di acqua non potabile per le piazzole. Tratteremo le acque reflue con sistemi naturali, tra cui la fitodepurazione.
C:Il tutto in un’area vicina alla costa, vincolata dal Piano Paesaggistico Territoriale…
M.E. Si, esatto. Ogni elemento inserito nel progetto è stato studiato per non impattare sul paesaggio, dai materiali agli impianti, alla sistemazione delle aree a verde e della spiaggia. Il progetto nasce dall’idea che si può fare qualcosa di funzionale ed esteticamente apprezzabile senza incidere sul paesaggio circostante. L’Ufficio Paesaggio della Regione ha infatti ritenuto che il progetto fosse meritevole di autorizzazione.
Con qualche piccola modifica dettata dalle prescrizioni dell’autorizzazione paesaggistica potremo realizzare anche la piscina, che sarà accessibile ai diversamente abili in completa autonomia, perché progettata su misura per loro. Ci è sembrato opportuno restituire indipendenza a chi non può muoversi facilmente, ci è parso un gesto di civiltà.
C: Nonostante la presenza della piscina, mi sembra che abbiate curato anche il rapporto con il mare
M.E. Più che altro abbiamo tentato di ricostruirlo. La costa molese non è sabbiosa per sua natura e spesso questo può costituire un motivo di abbandono delle spiagge autoctone da parte degli abitanti, che preferiscono recarsi anche nelle vicinanze, pur di trovare servizi adeguati e spiagge più curate.
Noi abbiamo cercato di trovare una via di mezzo: senza snaturare la costa abbiamo proposto piccoli interventi per la valorizzazione dell’accesso al mare del camping, che è un valore aggiunto.
C: Ma parliamo del futuro del camping Pinocchio e del perché è così importante soprattutto oggi, raccontare di questi progetti.
M.E. Portare avanti questo progetto non è stato facile. Innanzi tutto perché si trattava di ricostruire da zero una storia che era andata in frantumi.
Era necessario convincere il committente che non poteva semplicemente rifare tutto da zero, magari in economia, ma che doveva dare una vera e propria svolta se voleva raggiungere dei risultati concreti.
All’inizio è stato difficile, nessuno credeva che saremmo riusciti ad ottenere tutte le autorizzazioni dalla regione e dalla ASL ed invece ce l’abbiamo fatta.
Raccontare queste storie è importante perché serve a fare capire che anche i progetti più complessi si possono realizzare, che la soluzione per lavorare non è abbassare la qualità del proprio lavoro, se mai il contrario.
Tante saranno ancora le difficoltà, ma non ci arrendiamo, non lo faremo mai, nemmeno di fronte agli scettici e ai disfattisti.
Proprio qui volevo arrivare.
Sempre più colleghi, rassegnati a quella che chiamano crisi, fiaccati da quella che chiamano burocrazia, continuano a proporre ai clienti progetti di scarsa qualità, poco ragionati, privi di genio architettonico e di ingegno da ingegnere, sostenendo che, dato che i clienti non sono molto propensi a pagare, fare il proprio massimo non sia né utile né necessario.
Io credo invece che la progettazione di bassa qualità sta ulteriormente affossando i nostri territori, generando brutture ed errori dettati dalla superficialità e dall’imperizia di progettisti disattenti e da imprese mandate allo sbaraglio.
Certo, in alcuni casi la burocrazia italiana non aiuta, ma, come dico sempre, knowledge is power e quindi attraverso lo studio dei procedimenti e della normativa si possono proporre progetti realizzabili ed efficaci, che troveranno accoglimento, per la rinascita dei nostri territori.
Per tutte queste ragioni sono contenta che lo Studio Tecnico 360 mi abbia raccontato questo progetto, che rimette al centro il territorio e la proposta delle soluzioni più adatte, che non sempre sono le più facili, anzi, quasi mai.
Grazie, Maria Elena e grazie Nicola, perchè la nostra Puglia ha bisogno di cento, mille Camping Pinocchio!