Tratto da una storia vera…
C’era una volta, in un’epoca lontana, prima dell’avvento del decreto legislativo 222/2016, la Comunicazione Inizio Lavori, per gli amici CIL.
Aveva tanti pregi: era semplice, breve, immediata e di facile compilazione. Tutte queste fantastiche caratteristiche le sono valse, negli anni, il titolo di “Pratica più amata dai Committenti Italiani” perchè potevano firmarla da soli, senza chiamare l’odioso ed inutile tecnico, ed in più perchè non avevano l’obbligo di indicare alcuna impresa, potendo così ricorrere al cuggggino imbianchino e al suocero carpentiere.
Un bel giorno, però, il legislatore, che in questa storia è evidentemente l’antagonista, decise che una pratica edilizia priva dell’asseverazione di un tecnico e dell’indicazione di una impresa, priva di allegati utili alla comprensione dell’intervento, fosse utile soltanto ad ingrossare le pile di pratiche negli uffici tecnici e ad aumentare lo spreco di carta e quindi di alberi tagliati.
E quindi la CIL fu mandata in esilio. Tutti gli interventi di manutenzione ordinaria dall’introduzione del d.lgs. 222/2016 che ha modificato il testo unico dell’edilizia, possono oggi realizzarsi in edilizia libera, ovvero senza presentare alcuna comunicazione al comune.
Quando sono venuta a conoscenza di questa novità ho pensato: “evviva, forse in Italia stiamo cominciando a snellire la burocrazia, che ci rende famosi in tutto il mondo, eliminando almeno il superfluo“.
Ho pensato fosse una semplificazione che anche la committenza avrebbe apprezzato…quanto mi sbagliavo!
Non avevo calcolato alcune variabili.
- I SOGNI DI GLORIA DEL COMMITTENTE OVVERO…I WANNA BE DIRETTORE DEI LAVORI
I committenti si sono affezionati alla CIL. Hanno amato l’idea di poter fare tutto da soli, senza dover chiamare un tecnico, diventando quello che avevano sempre sognato di essere e che sognano di essere tutti i vecchietti che guardano i cantieri: il direttore dei lavori - L’ALIBI PERFETTO
I committenti hanno capito che la CIL fosse un modo per realizzare anche altri interventi, spacciandoli per manutenzione ordinaria. Di fronte ad un controllo del Nucleo Edilizia la CIL era l’alibi perfetto (poi che sul retro della casa si stesse edificando una dependance degna della serie The O.C. poco importa). - LE OPERE PERMANENTI MA TEMPORANEE
Il legislatore, questo cattivone, ha sì eliminato la CIL per tutti gli interventi di manutenzione ordinaria, oltre che per tutti i quelli raccolti nel glossario dell’edilizia libera, di recente pubblicazione, ma ha previsto che la CIL possa essere presentata solo per le opere temporanee, ovvero quelle che saranno rimosse entro 90 giorni. Cosa è successo quindi? Che i committenti, ritrovando la loro amata CIL sui siti internet dei comuni, hanno deciso di ignorare palesemente quella fastidiosa grossa scritta che diceva “solo per opere temporanee“, presentandola comunque, anche per rifare la guaina del terrazzo o per sostituire le tapparelle. - LA COMUNICAZIONE SOSTITUTIVA DELLA COMUNICAZIONE
La liberazione dalla burocrazia è un concetto che non è facile chiarire nella mente di un italiano. Abituati alla compilazione di moduli per ottenere qualsiasi cosa, dalla tessera del supermercato all’abbonamento dell’autobus, il fatto che per cambiare i sanitari non sia necessario compilare alcun modulo da consegnare al comune è un fatto equiparato all’ultimo mistero di Fatima. Incomprensibile. Imperscrutabile. Impossibile. Tanto che alcuni si sono inventati la comunicazione sostitutiva della CIL. Ovvero una lettera al comune in carta libera che recita più o meno così “Dato con il d.lgs. 222/2016 è stato abolito l’obbligo di comunicare l’inizio dei lavori di manutenzione ordinaria, comunico che a far data dal xxx il sottoscritto inizierà i lavori di ritinteggiatura nella propria abitazione.” Non ci credete? è successo veramente, nell’Ufficio in cui lavoro. - GLI ULTERIORI ADEMPIMENTI
Non è semplice spiegare che, se la CIL è abolita, tutti gli altri adempimenti no. Ad esempio le disposizioni del d.lgs. 81/2008 sulla sicurezza nei cantieri (e quindi di utilizzare una impresa munita di DURC valido e che abbia assolto agli obblighi previsti dalla normativa), la necessità di munirsi dell’autorizzazione paesaggistica o dell’autorizzazione necessaria per gli interventi sui beni culturali o di qualsiasi autorizzazione o nulla osta rilasciato da enti altri rispetto al comune, l’obbligo del corretto smaltimento dei rifiuti edili a discarica autorizzata oppure la semplice Tassa di Occupazione del Suolo Pubblico per il montaggio del ponteggio.
Quali scenari si aprono ora? Le tendenze sono due.
La prima è quella che vede coinvolti gli ansiosi, che non possono vivere sapendo di non aver comunicato nulla al comune, che decidono di chiamare un tecnico perchè presenti una CILA, che ricomprenda tutte le opere che intendono realizzare, anche se teoricamente non ce ne sarebbe bisogno. Questo consente anche di provare a trasformare le opere in manutenzione straordinaria, usufruendo così degli sgravi fiscali, dei quali ho diffusamente parlato qui.
La seconda è quella che vede coinvolti gli increduli e i nostalgici, i quali tentano in tutti i modi di restare aggrappati alla CIL, o presentando quella per opere temporanee oppure comunicando con altri mezzi, come le assurde lettere poc’anzi descritte. Mi aspetto di tutto: pizzini, segnali di fumo, piccioni viaggiatori, basta che il comune sappia che stanno intraprendendo il cambio del water e che si sono autonominati impresa e direttore dei lavori.
Nelle prossime puntate studieremo invece la linea Maginot tra la manutenzione ordinaria e straordinaria.
E voi, che tipo di committenti siete? Ansiosi o nostalgici? Non dimenticate di seguirmi e lasciarmi un commento con le vostre esperienze.
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