Quando si parla di urbanistica la maggior parte delle persone si spaventa, pensando che questa parola difficile celi dentro di sé definizioni e significati comprensibili solo agli addetti ai lavori, i quali, devo dire, tendono a confermare questo orientamento, facendo il possibile per non farsi capire da nessuno che non abbia almeno una laurea, due master, un dottorato di ricerca e che si esprima utilizzando strane parole, metà delle quali in inglese.
Certo, il mondo ha bisogno di persone serie e specializzate nel proprio lavoro: di tuttologi ce ne sono già abbastanza!
Io non nasco come urbanista, sono un architetto, da sempre appassionata allo studio della città e alle sue componenti architettoniche, naturali, umane, tanto che ho deciso di approfondire la conoscenza di questa materia entusiasmante, e niente affatto noiosa, attraverso i miei studi e le mie esperienze lavorative.
Con il tempo ho maturato la convinzione profonda che l’urbanistica debba essere spiegata in maniera più semplice, comprensibile a tutti, anche a chi si occupa di tutt’altro nella propria vita quotidiana, perché credo che la conoscenza di alcuni concetti e delle dinamiche legate ai processi di trasformazione urbana possano aiutare a comprendere la realtà che ci circonda e ad esserne maggiormente partecipi.
Cosa voglio dire?
Una risposta viene già dalla definizione stessa di Urbanistica che per la Treccani è:
“L’insieme delle misure tecniche, amministrative, economiche finalizzate al controllo e all’organizzazione dell’habitat urbano.
Tre sono gli ambiti prevalenti di ricerca teorica e di applicazione pratica dell’u.:
- le analisi dei fenomeni urbani;
- la progettazione dello spazio fisico della città;
- la partecipazione ai processi politici e amministrativi inerenti le trasformazioni urbane.
Se i primi due hanno come oggetto i caratteri materiali e le modalità d’uso della città, nella terza accezione l’u. viene vista come uno specifico campo di relazioni sociopolitiche in cui agiscono più soggetti: le forze politiche, gli amministratori locali, i tecnici, le rappresentanze sociali e sindacali, i mezzi di comunicazione di massa.
L’urbanistica, quindi, non è un fatto che riguarda solo i tecnici!
Se analisi e progettazione competono a chi ha studiato e si è formato per questo, il terzo ambito di applicazione riguarda tutti i cittadini che abitano le città, a prescindere dalla classe sociale, dal lavoro svolto, dall’età e dal genere.
In fondo, risalendo alle origini dell’urbanistica moderna, si comprende chiaramente che la sua nascita come scienza è scaturita da problemi pratici del vivere quotidiano all’interno delle città, ovvero dai problemi che tutti abbiamo anche oggi.
Il degrado degli slums, delle periferie inglesi, portò all’attenzione della politica e dell’opinione pubblica il problema delle condizioni igieniche e di sicurezza di questi quartieri sovraffollati, abitati dai ceti sociali più poveri.
Ciò ha portato all’emanazione del Public Health Act nel 1875, una sorta di antenato del Regolamento Edilizio e di Igiene odierno, che ha demandato alle autorità pubbliche locali la funzione di promuovere, attraverso azioni concrete, il miglioramento delle condizioni di vivibilità dei quartieri più degradati.
Oggi, dopo molte esperienze e con l’evoluzione della teoria e della pratica urbanistica, il sistema alla base non è cambiato.
In Italia abbiamo delle leggi e dei regolamenti a scala nazionale, regionale e comunale, per la pianificazione ed il governo del territorio, che regolano le attività di trasformazione urbana, inquadrandole in norme e procedure precise e consentono di tutelare i beni paesaggistici e architettonici che appartengono al patrimonio da conservare e trasmettere intatto alle generazioni future, con l’apposizione di specifici vincoli di tutela.
In alcuni anni di lavoro a contatto con il pubblico e di promozione dell’amministrazione condivisa (ne parleremo tantissimo in questo blog!), mi sono resa conto che spesso i cittadini tendono a vivere come delle ingiustizie le norme, i regolamenti, i vincoli che vengono loro imposti dall’alto, nel più classico dei modelli top-down (basta parole inglesi, giuro)
La mancanza di informazione oppure le informazioni frammentarie o errate raccolte su internet o dal vicino di casa genera malessere e fastidio nei confronti delle istituzioni e grande frustrazione perché il cittadino ha la sensazione di essere sottoposto a vessazioni che non hanno motivo di esistere, sicuramente anche a causa di norme inique e di procedure burocratiche lunghe e farraginose.
L’idea di essere vittima di un sistema incomprensibile in cui il cittadino non ha diritti ma solo doveri (sottostare alle norme e alle procedure, pagare oneri di urbanizzazione e tasse, attendere i lunghi tempi della burocrazia italiana, spesso senza alcuna spiegazione) acuisce il senso di impotenza e di ingiustizia sociale e non consente al cittadino di sentirsi parte di una comunità.
Questa è una delle cause per cui in Italia, soprattutto nel meridione, si fatica a costruire l’idea di bene comune e più in generale di comunità.
In questo modo il cittadino, non potendo in alcun modo esprimere i propri bisogni, restando inascoltato, non riuscendo a focalizzare nemmeno chi sia il proprio interlocutore al quale porre domande e fare rimostranze, sente di essere completamente solo e non sviluppa quel senso di appartenenza ad un territorio e di cura e attenzione allo stesso, che è alla base delle civiltà più evolute.
Questo blog è nato essenzialmente da queste considerazioni, che il lavoro presso un comune di medie dimensioni mi ha portato a sviluppare e dalla convinzione che l’urbanistica non sia solo una materia da scienziati proprio perché nasce da problemi concreti e condivisi e che quindi, se spiegata in maniera semplice, possa davvero aiutare a migliorare la qualità della vita delle persone all’interno delle città e a coinvolgerle, rendendole parte attiva nel processo di miglioramento urbano e di crescita culturale.
In particolare, questa sezione del blog si occuperà quindi di trattare temi urbanistici che poi sono problemi pratici che ogni giorno affrontiamo nella vita quotidiana, ad esempio commentando e spiegando in maniera semplice dei progetti urbani importanti o alcune sentenze del TAR o il funzionamento di alcuni dispositivi normativi e di procedure che altrimenti possono sembrare assolutamente incomprensibili (anche a causa dell’inefficienza e dell’inadeguatezza di parte del personale degli enti pubblici e di alcuni tecnici, questo va detto!)
Se è vero che come spesso ripeto knowledge is power, la conoscenza è potere, questo blog vuole darvi una chiave di lettura in più per comprendere quello che vi circonda.
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